Rassegna Stampa 

 

In coro da cent'anni, di padre in figlio
Locate, due generazioni alla guida della Cappella Polifonica fondata nel 1906 da Dentella Dal '38 diretta da Giuseppe Gualandris e poi da Domenico. Ma tutta la famiglia è coinvolta
Ci sono alcune passioni così vere e profonde, che si tramandano di padre in figlio per generazioni, diventando tradizioni che lasciano un segno nella storia. Sicuramente in quella della Cappella Polifonica di Locate, frazione di Ponte San Pietro, fondata un secolo fa, e come allora in grado di trasmettere emozione, attraverso antiche melodie.
Compie cent'anni di vita, infatti, la storica corale, oggi diretta dal maestro Domenico Gualandris, che per festeggiare lo speciale compleanno si esibirà domani in un solenne concerto a Locate.
Fondata nel 1906 da Pietro Dentella, già maestro del Coro dell'Immacolata di Bergamo e successivamente della Cappella nel Duomo di Milano, la polifonica locatese ha visto avvicendarsi negli anni successivi diversi direttori: Pietro Mascheroni, Aldo Nessi e, dal 1938, Giuseppe Gualandris (coadiuvato per alcuni anni dal fratello Mario) al quale è seguito, nel 1974, dopo 36 anni di direzione, il figlio (e maestro attuale) Domenico; organista del coro dal 1979 è, invece, il fratello Umberto, recentemente affiancato dal nipote Gabriele Capitanio, mentre un terzo fratello, Pierluigi, da sempre canta nel coro.
Dunque, una vera e propria tradizione di famiglia che, oltre ai figli di Giuseppe, si è estesa anche ai nipoti: sei di loro, infatti, fanno oggi parte della corale. Più che attraverso un insegnamento, la passione del nonno è stata trasmessa a figli e nipoti in modo naturale. «Per me – dice Domenico – non si è trattato di una trasmissione didattica: nella mia famiglia si respirava musica, spesso ho anche assistito a prove del coro fatte a casa nostra. Ad aiutarmi sono stati certamente anche una mia personale disposizione allo studio del pianoforte e dell'organo, così quando c'è stato bisogno ho inizialmente affiancato mio padre e poi l'ho sostituito. È stato così anche per mio padre, che prima di sostituirsi al maestro Nessi è stato suo collaboratore per diversi anni. Per la nostra famiglia il coro è quasi una missione, legata più che all'aspetto sociale a quello liturgico e musicale. Per me la musica è al servizio della fede: a muovermi non è una motivazione culturale, quanto piuttosto la convinzione che il servizio liturgico del coro costituisca un'espressione di fede sia per chi lo pratica sia per chi lo ascolta». Quando il maestro era Giuseppe Gualandris (da tutti chiamato Beppino, morto nel 2002) le circostanze in cui si cantava e si facevano le prove erano molto diverse da oggi, come racconta il corista Luigi Caccia: «Le prove si tenevano in un'aula del vecchio asilo, e d'inverno, prima di iniziare, dovevamo preparare la legna per il fuoco e riscaldare l'aula. Anche un calice di vino, insieme ai canti, contribuiva a riscaldare gli animi». Anche la composizione del coro era diversa, come ricorda Antonio Rota Gelpi (detto «Tunì»), il più anziano corista, da oltre mezzo secolo nella polifonica locatese: «Allora non c'erano donne: non era permesso. Sono entrate solo nei primi Anni Sessanta, e allora il maestro Beppino riservava loro la festa dell'Immacolata: in quell'occasione a cantare erano solo loro».
Oggi sono una quarantina le donne del coro, attualmente composto in totale da 60 elementi e articolato nelle quattro sezioni classiche (soprani, contralti, tenori e bassi).
Negli anni la polifonica ha raggiunto alti livelli artistici e, oltre all'attività liturgica, si è esibita anche in numerosi concerti, sia in ambito provinciale che nazionale, e con il gruppo del coro da camera ha partecipato dal 1990 al 1996 ad alcuni concorsi nazionali, riscuotendo anche i consensi dalla critica.
Tra i ricordi più emozionanti il concerto nella chiesa di San Bartolomeo a Venezia il 10 aprile 2005 con il «Gloria» di Vivaldi, quello al Donizetti il 12 dicembre 2004, con «Il Messia» di Händel, insieme all'Orchestra Filarmonica lombarda, e nell'85 in Sala Nervi, in Vaticano. Ampio il repertorio: dalla polifonia rinascimentale, da Bach a Mozart e Brahms, senza tralasciare la produzione liturgica pre e post conciliare. Nel concerto di domani, che si terrà alle 21 nell'auditorium dell'oratorio «Giovanni Paolo II» di Locate, nel giorno in cui la parrocchia celebra il patrono Sant'Antonino martire, la corale, accompagnata dall'orchestra «Camerata dei Laghi», sotto la direzione del maestro Pierangelo Pelucchi presenterà il «Requiem in do minore» di Luigi Cherubini (per coro a quattro voci e orchestra), l'«Ave Maria» di Giuseppe Gualandris (per soli, tre voci virili e organo) e il «Gloria in re maggiore» di Antonio Vivaldi (per soli, coro a quattro voci e orchestra); solisti saranno il soprano Alessandra Gavazzeni, mezzosoprano Fernanda Colombi, tenore Sergio Rocchi e baritono Bruno Rota.
Marta Valsecchi  (L'eco di Bergamo - 11 novembre 2006)

 

A San Bartolomeo un 'Gloria'
di grande energia e tensione lirica (12 aprile 2005)
Recensioni

 
 
Marco Comin dirige l'Orchestra dell'Università di Ca' Foscari e il Coro Polifonico di Locate in una brillante lettura del Gloria RV 589 di Antonio Vivaldi. Buona la prova delle voci soliste, il soprano Sabina Spera e il contralto Eugenia Zuin


Spesso la carriera di un giovane e promettente direttore d’orchestra si caratterizza fin dall’inizio dallo spirito con cui attraversa i primi impegni professionali: c’è chi decide di stare alla finestra, intercettando solo “grandi occasioni” di visibilità; chi invece accoglie con naturalezza l’idea di mettersi continuamente in gioco, magari per il puro piacere di fare musica. Marco Comin, una delle bacchette veneziane più promettenti della nuova generazione, fresco degli apprezzamenti dei Berliner Simphoniker che ha diretto lo scorso febbraio, torna in laguna a regalare un contributo di qualità in un contesto musicale un po’ bistrattato, quello dell’associazionismo cosiddetto “minore”; quello, per capirci, che intende ancora il “concerto” come momento culminante di un percorso laborioso, spesso accidentato, in cui la dimensione amatoriale, a forza di passione e sacrifici, insegue e non di rado realizza livelli di eccellenza, mentre ai “professionisti” che li supportano nell’impresa spetta il compito di raccoglierne i frutti, facendone dono alla cittadinanza, e smarcandosi magari dagli effetti spesso assai poco speciali del barocco veneziano a pagamento.
 

 
Per l’occasione, la chiesa di San Bartolomeo, invisibile gioiello architettonico incastonato ai piedi del Ponte di Rialto, ha accolto l’Orchestra dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e la Cappella Polifonica di Locate, coro bergamasco di imponenti dimensioni e grande impatto sonoro, in un programma vivaldiano culminante nel famoso Gloria RV 589 per soli, coro e orchestra. Pezzo impegnativo, che vanta ormai una vasta discografia, ove l’interpretazione oscilla fra i soliti due poli irriducibili, da una parte la ricerca della purezza filologica settecentesca, dall’altra l’afflato romantico della grande tradizione lirica (tanto che due fra le versioni più celebri, quella di Simon Preston e Riccardo Muti, parrebbero quasi letture di due opere differenti).



Qualunque musicista si cimenti a dirigere un’orchestra e un coro di grandi dimensioni in un’opera come il “Gloria”, specie in una chiesa riverberante come San Bartolomeo e senza numerose prove a disposizione, è chiamato da subito a fare alcune scelte di fondo. Il “Gloria”, in particolare, è un banco di prova particolarmente insidioso, non tanto per le difficoltà della partitura, quanto per l’accostamento di registri espressivi e stilistici assai differenti; da un lato vi ritroviamo la vivacità ritmica del Vivaldi concertista profano più ispirato, dall’altro affiora una sensibilità armonica raffinatissima, che distende alcune progressioni accordali in atmosfere di grande rarefazione sonora; sullo

 
sfondo, la geniale rilettura in senso “cantabile” delle regole ferree del contrappunto, con una strizzatina d’occhio, anzi d’orecchio, alla tradizione dei cori battenti, con gli squilli d’ottone delle canzoni di Gabrieli a far capolino dalle cantorie delle chiese cinquecentesche.

Un direttore dunque, seppur di fronte a un’orchestra da camera di razza e a un coro preparato, raccoglie nel “Gloria” la sfida a mettere in scena un affresco sonoro estremamente variabile, cercando di offrire una caratterizzazione riconoscibile dei suoi passaggi chiave; il problema principale, a monte, è l’affiatamento ritmico di voci e strumenti in un organico trapiantato in poco tempo nei riverberi di un’acustica impervia, che tenderebbe fatalmente a far rallentare il ritmo. Antidoto utile, quello di infondere con rigore e autorevolezza l’input psicologico ad un “rubato” costante nell’espressione vocale, forzando una sillabazione concentrata e allineata all’impulso ritmico del gesto. Ed è quello che il giovane direttore veneziano, assecondato dai bravi cantori della Polifonica di Locate, ha cercato e ottenuto con grande autorevolezza in questa bella prova veneziana: un Gloria assai espressivo negli Andanti, improvvisamente scattante negli allegri e nella famosa fuga finale del “Cum Sancto Spiritu”, riproposta qui sotto in audiovideo.

Note di merito al coro ospite e all’orchestra di Ca’ Foscari, sempre pronta a cogliere con generosità e bravura lo spirito autentico di “feste” musicali come questa; menzione speciale per le due soliste, Sabina Spera, soprano emergente dalla raffinata tecnica vocale, e Eugenia Zuin, giovane contralto di grande autorevolezza timbrica.




Roberto Ranieri

 


 

 

10 aprile 2005

Cappella polifonica in concerto da Locate a Venezia
Oggi pomeriggio la Cappella polifonica di Locate diretta da Domenico Gualandris sarà protagonista di un concerto che si terrà a Venezia e che avrà come cornice la chiesa di San Bortolomeo situata ai piedi del celebre Ponte di Rialto. Con il sostegno strumentale dell'Orchestra da Camera dell'Università Ca' Foscari del capoluogo veneto diretta da Marco Comin, la compagine bergamasca eseguirà il Gloria RV 589 in re maggiore di Antonio Vivaldi.
Nel programma del concerto figurano anche due Sinfonie per archi e cembalo e il Concerto per due violini e violoncello Op. 3 n. 11 , sempre del «prete rosso».
Per la compagine corale bergamasca questo appuntamento va ad incrementare un curriculum artistico di tutto rispetto. Fondata nel 1906, la Cappella polifonica di Locate ha sempre seguito con passione due linee direttive complementari: curare da una parte l'ordinaria attività liturgica parrocchiale, dall'altra dedicarsi all'attività concertistica.
Degna di nota è pure l'attenzione rivolta all'educazione musicale delle generazioni più giovani. Grazie a questa preziosa attività la Cappella polifonica di Locate può vantare la presenza, accanto alle quattro ordinarie sezioni vocali di soprano, contralto, tenore e basso, di una sezione di voci bianche.
In seno al gruppo si è anche formato un coro da camera che ha partecipato ad alcuni concorsi nazionali riscuotendo buoni consensi di critica e pubblico.
Un bell'esempio di come anche un sodalizio musicale non professionista possa raggiungere un significativo e apprezzabile livello qualitativo.
Ulteriori informazioni sulla Cappella polifonica di Locate si possono trovare sul sito internet www.polifonicalocate.it.
F. M.

12 dicembre 2004

Un «Messiah» per ricordare i diritti dell'uomo

Al Teatro Donizetti l'Orchestra filarmonica lombarda ha interpretato il celebre Oratorio di Händel

Il Messiah di Händel a sigillo dell'anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Il grande e celeberrimo Oratorio del compositore di Halle è stato eseguito venerdì sera nella cornice del Teatro Donizetti di fronte a un buon numero di pubblico e alla presenza di diverse autorità in occasione del Concerto di Santa Lucia che da alcuni anni a questa parte l'Associazione NordSud onlus in collaborazione con il Comune di Bergamo organizza commemorando la firma della Dichiarazione apposta dall'Onu il 10 dicembre 1948.
«Questo concerto – ha detto Vanni Maggioni dell'Associazione NordSud – è un dono e un segno per la città di Bergamo. L'arte, nella fattispecie quella musicale così anche come è espressa in modo sublime nel Messiah , è chiaro segno di un creare e donare in modo disinteressato. È simbolo di quella gratuità priva di interessi capace di accomunare lo spirito di tutti gli uomini e attraverso la quale solamente è possibile costruire la pace tra i popoli».
Protagonista della serata è stata l'Orchestra filarmonica lombarda diretta dal maestro bergamasco Antonio Brena. All'esecuzione, non particolarmente brillante, hanno partecipato la Cappella polifonica di Locate, realtà corale che può ancora vantare la presenza delle voci bianche, preparata da Domenico Gualandris, Veronika Kralova, convincente soprano, Fernanda Colombi, contralto, Sergio Rocchi, tenore, e Giovanni Guerini, basso. L'opera di Händel è stata proposta nell'orchestrazione di Mozart. Le scelte ritmiche sono state forse improntate a un'eccessiva rapidità e il carattere generale che ne è scaturito non ha sempre offerto quella brillantezza necessaria per rendere al meglio pagine come queste.
QUello che è certo è tuttavia che il messaggio del Messiah esercita da sempre un profondo richiamo tanto umano quanto artistico. Lo stesso Beethoven affermò che «in esso c'è la verità». L'illustre sentenza fa ulteriore luce sull'esecuzione dell'Oratorio nel contesto di una serata che ha promosso la solidarietà.
Filippo Manini

 

20 dicembre 2003

Cronache dell'isola 6 gennaio 2003

In ginocchio per ascoltare Vivaldi

Elevazioni musicali della Cappella Polifonica di Locate sono stati eseguite il 22 marzo a Locate nella Chiesa di Sant’Antonino e, insieme ad un gruppo di coristi della locale Scuola di Canto,  il 24 marzo nella rinnovata chiesa di S. Pietro Apostolo di Ponte San Pietro. Non si è trattato di veri e propri concerti, ma di incontri di preghiera e di riflessioni sui temi della Passione in preparazione della Settimana Santa.
I brani eseguiti sono stati due mottetti di T. L. da Victoria e alcuni brani dallo Stabat Mater di Vivaldi e dall’Agonia del Redentore, oratorio sacro di F. Vittadini.
Efficace l’esecuzione dei numerosi coristi, magistralmente diretti da Domenico Gualandris, accompagnati all’organo da Umberto Gualandris.
L’atmosfera era prettamente spirituale e mistica, senza battimani, contenuta e penetrante. L’esecuzione musicale, potente e delicata al tempo stesso, favoriva la meditazione sugli eventi che duemila anni fa diedero inizio al Cristianesimo.
Augusto Volonterio  
Giornale di Bergamo - 29 marzo 2002

Spettabile redazione,
la grande ondata di concerti di Natale e di fine anno ha portato ogni genere di musica nei nostri paesi: ciascun concerto meriterebbe una recensione, sia per le motivazioni che hanno caratterizzato le varie proposte, sia per la qualità delle esecuzioni.
Sono un ascoltatore itinerante e, nelle mie tappe, opportunamente scelte, mi sono fermato una domenica pomeriggio a Villa d’Almè: come preannunciato dal L’Eco di Bergamo, avrei potuto ascoltare musiche sacre di Bach e una Salve Regina di un compositore locale dell’ottocento, G. Bertuletti.

Queste note, musicologicamente magari poco rilevanti, vogliono esprimere la mia riconoscenza per la pregevole esecuzione a cui ho assistito.
Anzitutto al Maestro Pier Alberto Cattaneo, che ha guidato l’Orchestra degli “Incontri Europei con la musica” con grande autorevolezza, dapprima nella Ouverture in Re maggiore, caratterizzata dalla famosissima aria detta ‘sulla quarta corda’, nella quale ha sottolineato gli effetti straordinari dell’orchestrazione del Kantor tedesco. Poi nel delicato adattamento orchestrale della raffinata composizione di G. Bertuletti, compositore villese, resa suggestiva anche dalla intensa interpretazione del contralto Fernanda Colombi. Infine nel Magnificat in Re maggiore, opera di grandiosa concezione, di luminosa chiarezza e spettacolarità, continuamente giocata sugli effetti di contrasto fra i grandi brani corali con accompagnamento di orchestra completa, di cori con orchestra ridotta e di arie e duetti.
Accurato l’aspetto interpretativo dei solisti: il soprano Elena Bertocchi, il contralto Fernanda Colombi, il tenore Sergio Rocchi e il basso Giovanni Guerini, artisti bergamaschi che sanno valorizzare lo stile proprio della musica sacra, pur tra i virtuosismi vocali del barocco tedesco.
Una nota per la Cappella Polifonica Locate, diretta da Domenico Gualandris. Sicuramente una bella realtà nel panorama delle istituzioni musicali bergamasche: ha affrontato con estrema sicurezza e con chiarezza timbrica sia il Magnificat, che il mottetto bachiano Lobet den Herrn, alle Heiden, proposto nella forma originale, con accompagnamento del continuo, costituito da organo, violoncello e contrabbasso.
Ottima la cornice del concerto: un pubblico attento e numeroso, ben introdotto all’ascolto da note di tipo tecnico del musicologo Pierluigi Forcella e da spunti meditativi proposti dal parroco.
Augusto Volonterio
L'Eco di Bergamo - 12 gennaio 2001

Un'atmosfera di grande entusiasmo ha concluso il «Concerto per il 2000» nella parrocchiale
Händel ha conquistato il pubblico di Locate

--- Un concerto per il 2000: arie e cori dal Messia di Händel. Un invito accattivante, sotto Natale, per una manifestazione organizzata in provincia. La chiesa parrocchiale di Locate era già stracolma mezz'ora prima dell'inizio, nonostante la precedente prova generale pubblica nella chiesa vecchia di Ponte San Pietro, alla quale avevano partecipato più di trecento persone.
L'esecuzione, proposta dalla Cappella polifonica Locate diretta da Domenico Gualandris, ha visto una attenta interpretazione della «Sinfony» eseguita dall'orchestra De Musica di Bergamo, primo violino Paolo Artina. Il coro iniziale «And the glory» ha subito manifestato la chiarezza timbrica e la brillante dinamica del coro, in ottima coordinazione con archi e continuo. L'intervento dei solisti, il soprano Nicoletta Ceruti e il contralto Fernanda Colombi, ha trasportato gli ascoltatori in un clima di intenso misticismo, favorito dalla possibilità di seguire il percorso musicale con i testi forniti in lingua inglese e con traduzione italiana.
La struttura del concerto prevedeva una selezione di venti brani, scelti tenendo conto sia dell'esigenza di offrire la varietà delle proposte musicali dell'oratorio di Händel, sia del desiderio di valorizzare gli spunti meditativi racchiusi nei testi, quasi tutti tratti da brani biblici del profeta Isaia, dai Vangeli e dall'Apocalisse.
Un'ora e mezza di ascolto silenzioso sfociato in un naturale e lungo applauso al termine dell'«Amen»: già gli squilli delle trombe dall'alto delle cantorie e l'incedere rigoroso dei timpani avevano creato dal precedente «Worthy is the lamb» un'atmosfera di grande entusiasmo, a stento contenuto sull'accordo che procede il tema finale in stile fugato.
La manifestazione patrocinata dalla parrocchia di Locate e dall'amministrazione comunale di Ponte San Pietro, si è conclusa con l'immancabile bis dell'Halleluja. La speranza di tutti è quella di potere riascoltare l'oratorio, magari in una chiesa più capiente.
F. B.
L'eco di Bergamo - 10-01-2000