250° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI MOZART
CENTENARIO DELLA CORALE: 1906-2006

 

 

MISSA BREVIS K 220 in do maggiore “Spatzen messe”

1.       Kyrie

2.       Gloria

3.       Credo

4.       Sanctus

5.       Benedictus

6.       Agnus Dei

7.      AVE VERUM K 618

TE DEUM K 169 in do maggiore

8.       Te Deum (Allegro)

9.       Tu ergo quae sumus (Adagio)

10.   Aeternum fac (Allegro)

11.   In te Domine speravi (Fuga)

 

Cappella Polifonica Locate

Orchestra: Camerata dei laghi

Direttore: Pierangelo Pelucchi

Maestro del coro: Domenico Gualandris

Soprano: Alessandra Gavazzeni

Mezzosoprano: Fernanda Colombi

Tenore: Sergio Rocchi

Baritono: Bruno Rota

 

Registrazione effettuata da ‘Macedonia studio’ di San Pellegrino Terme
il 15 aprile  2007 presso l’Auditorium dell’Oratorio “Giovanni Paolo II”


 

Wolfang Amadeus Mozart (1756-1791)

Compositore nato a Salisburgo nel 1756, figlio del violinista Leopold e di Anna Maria Pertl, mostra fin da piccolo la sua predisposizione alla musica, così come la sorella Anna. Entrambi esprimono una tale e indiscutibile attitudine per le sette note, da indurre il padre a rinunciare a qualsiasi impegno professionale per dedicarsi a insegnare musica esclusivamente ai figli.

A quattro anni suona il violino e il cembalo, ed è ormai assodato che la sua prima composizione risale a qualcosa come solo due anni dopo. Conscio delle doti straordinarie del figlio, il padre porta Wolfang e la sorella in viaggio per l'Europa dove entrambi hanno modo di esibirsi nei salotti ma, soprattutto, di venire a contatto con i fermenti artistici che circolano in Europa.

Seguono gli studi a Salisburgo nel corso dei quali Amadeus compone la "Finta semplice", piccolo capolavoro teatrale di una mente che proprio nel teatro partorirà in età adulta le massime espressioni del genere. I viaggi, ad ogni modo, proseguono instancabili, tanto che finiranno per minare la sua già fragile salute. Celebri molti dei suoi pellegrinaggi e in particolare le sue "visite" italiane. A Bologna conosce padre Martini, mentre a Milano si avvicina alle composizioni di Sammartini. A Roma, invece, ascolta le polifonie ecclesiastiche, mentre a Napoli prende coscienza dello stile diffuso in Europa.

Finita l'esperienza italiana, torna a Salisburgo e precisamente al servizio dell'iroso arcivescovo Colloredo. Quest'ultimo, oltre ad essere sostanzialmente poco interessato alla musica non è affatto ben disposto nei confronti del compositore, tanto che, paradossalmente, lo lascia spesso viaggiare piuttosto che commissionargli nuove opere o approfittare del suo genio per sentirlo suonare.

Viaggia dunque verso Parigi insieme alla madre (che muore proprio in quella città), toccando Manheim, Strasburgo e Monaco e scontrandosi per la prima volta con insuccessi professionali e sentimentali. Deluso, torna a Salisburgo. Qui compone la bellissima "Messa dell'Incoronazione K 317" e l'opera "Idomeneo, re di Creta", molto ricca dal punto di vista del linguaggio e delle soluzioni sonore.

Sulla spinta del successo ottenuto, si libera dell'opprimente e antipatico arcivescovo Colloredo: si stabilisce insieme alla neo sposa Costanze a Vienna, città ricca di fermenti ma culturalmente assai conservatrice, anche se attraversata dalle menti più innovatrici, contraddizione che sembra appartenere alla sostanza di questa città.

L'ultimo decennio della sua breve esistenza è per Mozart il più fecondo e foriero di immensi capolavori. Fondamentale è il suo incontro con il librettista Da Ponte che darà vita agli immortali capolavori teatrali conosciuti anche con il nome di "trilogia italiana", ossia "Le nozze di Figaro", "Don Giovanni" e "Così fan tutte".

Successivamente, compone altre due opere per teatro, il "Flauto magico", considerato il momento di avvio del teatro tedesco e la "Clemenza di Tito”.

Il 5 dicembre del 1791, all'una di notte, si spegne all'età di soli 35 anni una delle più alte espressioni dell'arte (musicale ma non solo) di tutti i tempi. A causa delle avverse disponibilità economiche i suoi resti verranno tumulati in una fossa comune e mai più ritrovati.

Nato in un paese cattolico e in seno a una famiglia cattolica, Wolfgang Amadeus crebbe educato secondo i princìpi di questa confessione cristiana, e non affatto in modo formalistico, anzi. Spirava aria di libertà, in quella casa ove il capo famiglia Leopold, che ad Augusta, sua città natale, aveva studiato dai Gesuiti ed era stato avviato senza esito alla carriera ecclesiastica, aveva contratto da queste esperienze una solida formazione religiosa non disgiunta da una realistica sfiducia nei confronti dell’istituzionalità ecclesiastica.

In odio alle lungaggini liturgiche, il principe arcivescovo Colloredo aveva anche imposto alla celebrazione eucaristica un andamento e tempi più “moderni”, con effetti benefici sulle Messe composte da Mozart nella seconda metà degli anni Settanta. “La nostra Musica di chiesa è assai differente di quella d’Italia”, scriverà nel suo pittoresco italiano Wolfgang Amadeus a Padre Martini in una lettera del 4 settembre 1776, ”Una Messa con tutto, Kyrie, Gloria, Credo, la Sonata all’Epistola, l’Offertorio o sia Motetto, Sanctus ed Agnus Dei ed anche la più solenne, quando dice la Messa il Principe stesso non ha da durare  che al più longo 3 quarti d’ora, ci vuole uno Studio particolare  per questa Sorte di Compositione”.

Emblematica degli statuti liturgici prescritti da Colloredo può essere la Missa brevis in do maggiore K 220 composta a Monaco nel 1776, anche se destinata alla cattedrale salisburghese. E’ tra le più brevi messe mozartiane di ordinario servizio, e la più deliberatamente priva di polifonia. Giusta una secolare tradizione solitamente disattesa dal compositore, il “Gloria in excelsis Deo” e il “Credo in unum Deum” vi s’intendono intonati in gregoriano dal celebrante, cui il coro risponde, rispettivamente, con “Et in terra pax hominibus” e con “Patrem omnipotentem”, configurando due macrostrutture assai compatte, comprensive entrambe di un solo episodio centrale dal carattere espressivo contrastante. Tale fulcro emotivo, se nel Gloria (“Qui tollis”) risulta contestualmente incorporato, nel Credo (“Et incarnatus est” – “Crucifixus”) prevede un mutamento agogico. Il pezzo più esteso della Messa è il solistico Benedictus improntato a una cantabilità debitrice a Michael Haydn, ed è preceduto dal Sanctus il cui curioso motivo ad acciaccature dei violini ha procurato alla composizione il nomignolo di Spatzenmesse, Messa dai passeri. L’aspirazione a conferire al lavoro una qualche unità strutturale si denota nel ritorno, al “Dona nobis pacem”, del festoso motivo dal sapore haendeliano che era risuonato nel Kyrie.

L'opera Ave Verum Corpus K 618 è basata sul testo eucaristico omonimo del XIV secolo. Quella di Mozart è di gran lunga la composizione più celebre basata su questo testo. Si tratta di un mottetto per coro misto, orchestra e organo, composto dall'autore salisburghese a Baden, nei pressi di Vienna, fra il 17 e il 18 luglio del 1791, quindi alcuni mesi prima della sua morte. L'opera è dedicata all'amico Anton Stoll, Kapellmeister della chiesa parrocchiale di Baden. Nata per l'occasione della solennità del Corpus Domini, viene considerata uno dei momenti più alti del genio mozartiano. Piotr Ilič Čaikovskij rielaborò questo celebre mottetto nella preghiera che costituisce il terzo movimento della Suite n. 4, op. 61, nota - non a caso - come Mozartiana.

Composto nel 1769, il Te Deum K. 141 in do maggiore è uno degli ultimi lavori giovanili di Mozart, un vero tributo alla tradizione musicale di Salisburgo e alla declamazione omofonica del testo, dove tutti i coristi cantano all’unisono fino alla doppia fuga nel movimento finale, quando le quattro sezioni del coro procedono imitandosi l’un l’altra. Alfred Einstein, nel suo W. A. Mozart: il carattere e l’opera ricorda che Mozart riprende quasi misura dopo misura uno dei sei arrangiamenti del Te Deum di Michael Haydn (1737-1805; fratello di Franz Joseph). Va ricordato infatti che era pratica comune dell’epoca copiare alla lettera i lavori di altri compositori in un esercizio didattico che Mozart ha però saputo rendere unico, apportando leggeri cambiamenti alla sua reiterazione del Te Deum. Non sorprende la scelta di imitare proprio Michael Haydn, considerato un modello già a Salisburgo e verso il quale Mozart nutriva un profondo rispetto. Rispetto e stima contraccambiati da Haydn, che ne riconosceva il genio senza le invidie né i sospetti che tanti altri hanno spesso manifestato nei confronti del giovane compositore.

La prima parte del Te Deum in do maggiore mozartiano è strutturata su una figura melodica caratteristica, che si riconosce nei soprani ed è ripesa con ornamenti dai violini. La vocalità dei bassi è tipicamente raddoppiata dalla linea strumentale. Dal "Te ergo quae sumus" dell’Adagio fino alla fine della composizione, passando anche per l’Allegro, il tono diventa più sommesso. Il finale, introdotto da “In te, Domine, speravi", presenta una doppia fuga, con coppie di bassi/tenori e soprani/contralti che si rincorrono e in uno scambio di melodie si imitano a vicenda, pur mantenendo il carattere fugato. La fuga lascia quindi nuovamente il posto allo stile declamatorio iniziale, che accompagna la conclusione del Te Deum con la familiare progressione armonica dalla sottodominante alla tonica (IV-I) che tanto spesso si riconosce nella parola Amen.

 

Interpreti

Coro : CAPPELLA POLIFONICA DI LOCATE

La Cappella Polifonica Locate fu fondata nel 1906 dal Maestro Pietro Dentella. Negli anni si sono avvicendati i maestri Pietro Mascheroni, Mario Noris e Aldo Nessi. Dal 1938 al 1974 il direttore è Giuseppe Gualandris, coadiuvato per alcuni anni dal fratello Mario;  nel 1974 gli subentra il figlio Domenico Gualandris

Il gruppo, composto da circa sessanta coristi, svolge attività liturgica e concertistica; intensa e significativa è stata l’esperienza del gruppo da camera che ha partecipato ad alcuni concorsi nazionali, riscuotendo consensi dalla critica e lusinghieri piazzamenti.

Con l’attuale direttore ha tenuto più di trecento concerti sia in ambito provinciale che nazionale. Dal 1979 l'organista è Umberto Gualandris, recentemente affiancato da Gabriele Capitanio.

Ampio il repertorio: dalla polifonia rinascimentale (Missa brevis e numerosi mottetti di Palestrina) a Bach (Magnificat e i mottetti Jesu meine Freude e Lobet den herrn), da Mozart (Missa brevis, Te deum), a Brahms (Marien Lieder), senza tralasciare l’ampia produzione squisitamente liturgica pre e post conciliare.  Collabora con gruppi orchestrali per l'esecuzione di Oratori e Messe che richiedono un organico strumentale. Ha all’attivo alcune incisioni discografiche.

 

Orchestra: CAMERATA DEI LAGHI

L’orchestra stabile ha un organico omogeneo di 20 elementi quasi tutti residenti nel raggio di pochi chilometri dalla sede che si trova presso il Teatro del Popolo di Gallarate.

La Camerata organizza la stagione musicale “Incontr…Arti” giunta ormai alla quarta edizione, che le consente di preparare 18 nuove produzioni all’anno, raggiungendo il ragguardevole numero di cinquanta concerti all’anno con direttori e solisti di chiara fama.

Il repertorio dell’orchestra spazia attraverso ogni epoca e stile con una particolare predilezione alla riscoperta del repertorio italiano del novecento storico.

Nel dicembre 2004 ha preso parte alle manifestazioni per la riapertura del Teatro alla Scala organizzate dall’Assessorato Grandi Eventi di Milano mettendo in scena alcune opere buffe del ‘700 italiano.

Nel settembre 2005 ha eseguito in prima esecuzione mondiale moderna l’opera di S.Mayr “Il caretto del venditor d’aceto” da cui è stato prodotto un CD.

 

PierAngelo Pelucchi, direttore

Si è diplomato in Direzione d’Orchestra, Composizione, Pia­no­forte, Clavicembalo, Musica Corale e Dire­zio­ne di Coro, Strumentazione per Banda, Can­to Di­dat­tico, Canto Arti­sti­co, presso i conser­va­tori di Bologna, Verona e Bari. Per la direzione d’or­che­stra ha inoltre compiuto gli studi acca­demici pres­so il Mozarteum di Salisburgo e la Musik­hoch­schule di Vienna.

Titolare della cattedra di Armonia presso il Con­ser­vatorio “Jacopo To­ma­dini” di Udine, tiene Masterclass in vari con­ser­va­tori eu­ropei (fra cui Siviglia e Mannheim) sul­l’Opera italiana del Settecento e del primo Ottocento.

 

Alessandra Gavazzeni, soprano

Nata a Bergamo, ai corsi universitari di giurisprudenza ha affiancato lo studio del canto, inizialmente  con Jolanda Torriani  e poi con Ottavio Garaventa.

Ha frequentato le Sommerakademie del Mozarteum di Salisburgo con Elizabeth Schwarzkopf e Iris Adami Corradetti. Si è distinta in alcuni concorsi e laboratori lirici internazionali, risultando vin­citrice per le opere Le nozze di Figaro e Un ballo in maschera.

Fernanda Colombi, mezzosoprano

Si è diplomata in Canto Artistico presso il  “ Civico Istituto Musicale G.Donizetti” di Bergamo e si è perfezionata con il tenore Carlo Bergonzi . Ha frequentato poi l’Accademia Chigiana di Siena per due estati consecutive ottenendo in entrambe il diploma di merito. Il suo debutto sul palcoscenico è avvenuto a Reggio Emilia presso il Teatro Municipale “ R. Valli” dove, nel ruolo di Beppe, ha partecipato con successo personale all’allestimento dell’Amico Fritz di P. Mascagni. La direzione era affidata al M° Stefano Ranzani.

 

Sergio Rocchi, tenore

Nato a Bergamo, ha intrapreso lo studio del canto con il soprano Iride Portesani. Ha partecipato a diverse edizioni del “Festival Donizettiano”, lavorando con direttori quali: .L.Koenig, R.Abbado, V.Delman, D.Renzetti e G.Gavazzeni con il quale ha inciso dal vivo alcune opere.  Ha inciso diversi CD tra i quali il “Miserere Solenne” e “Le Sette Parole di Cristo in Croce” di G.Pedemonti con la direzione di G.Gavazzeni.

In occasione del “Bicentenario Donizettiano” ha cantato in: “Lucia di Lammermoor” con la regia di E.Olmi, “Elisir d’amore” e “Don Pasquale” e come protagonista della prima esecuzione mondiale de: “L’ira d’Achille” di G. Donizetti.

 

Bruno Rota, baritono

Baritono bergamasco, ha compiuto gli studi musicali sotto la guida del cantante Romano Roma. Collabora assiduamente con varie istituzioni fra cui la Cappella di S. Maria Maggiore in Bergamo e la Fondazione Donizetti (esecuzione di brani inediti di Donizetti da Casa Lechi, Bs ). Ha partecipato alla cerimonia di Beatificazione di SS. Giovanni XXIII e recentemente all’esecuzione della Passione secondo S. Marco di L. Perosi nell’aula Paolo VI in Vaticano alla presenza di sua Santità Giovanni Paolo II, in occasione del centenario del MOTU PROPRIO di San Pio X, con la direzione di P. Pelucchi.