CONCERTO PER IL CENTENARIO: 1906-2006

 

 

 

Presentazione del concerto

Celebriamo un anniversario particolarmente significativo: cento anni di attività, ininterrotta. Un compleanno importante per il nostro gruppo che si intreccia con un secolo di  storia della comunità di Locate. Intere famiglie hanno condiviso l'esperienza del coro coinvolgendo tre o quattro generazioni. Per cantare nel coro...

Ci siamo sentiti trasmettere il calore delle solenni liturgie,  intense di luce,  intense di fede, intense di tanta voglia di esprimere i sentimenti della gioia, o in qualche momento, del dolore, sempre illuminati dalla speranza che con la musica profumo d'incenso, suono dell'organo, preghiera e canto si fondessero in mistica implorazione della benedizione di Dio Padre.

Ci siamo sentiti trasmettere l'impegno delle lunghe serate spese a svolgere intricate matasse di note non sempre adatte alla nostra vocalità o alla nostra conoscenza musicale: assiduità di presenza alle prove, attenzione ai richiami, spesso severi dei maestri, passione per la ricerca della novità ed attesa del momento dell'esecuzione per stabilire che la prossima sarà ancora migliore.

Ci siamo sentiti trasmettere la simpatia dei momenti di amicizia: le gite, le feste dei compleanni, gli addii ai celibati, le serate dedicate alle goliardiche ricerche di nuovi talenti.

Ci siamo sentiti attorno la passione dei nostri sostenitori, sempre presenti per ascoltarci anche in sedi spesso irraggiungibili.

Celebriamo la festa con la musica: il maestro Pierangelo Pelucchi ha accettato di offrire la sua grande competenza, seguendoci nelle prove decisive e portando con sè una grande orchestra ed affermati solisti.

Il coro proporrà due itinerari distinti: il primo, con il Requiem di Cherubini, è il momento del ricordo. E' la nostra preghiera per tutti i cantori defunti, alcuni dei quali ci sono ancora particolarmente vicini, anche per le loro premature scomparse. Molti di loro hanno costituito la struttura portante del gruppo, altri sono stati preziosi timbri nelle proprie sezioni, altri coristi più semplici. Tutti hanno percorso un tratto dell'esistenza di questo coro.

Il secondo un canto di gioia: il Gloria di Vivaldi per esprimere che la musica è canto di fede, è motivo per credere che, nonostante le vicissitudini di ogni giorno, la certezza di essere figli di Dio ci dà la voglia di trasmettere sempre la nostra felicità.

Per concludere i ringraziamenti: il primo va a mio padre. Il suo cuore ancora pulsa del coro: è stato il traghettatore dal passato alla riforma post conciliare, colui che ha insegnato lo spirito di cordialità che ancora ci distingue. Un grazie che si diffonde ai sacerdoti, oggi rappresentati da don Giulio e don Francesco, che hanno sempre sostenuto e valorizzato la presenza del coro alle celebrazioni, un grazie che raggiunge le nostre famiglie e la nostra comunità, e tutto il pubblico che presente in sala.

Altrettanta riconoscenza al Sindaco Giuliana Reduzzi e all'Amministrazione Comunale di Ponte San Pietro, alla Banca di Credito Cooperativo di Caravaggio, alla Biotec Sistemi Spa di Bergamo, alla Servizi Immobiliari Avanzati di Dalmine, al nostro presidente Flavio Bonanomi e a tutti coloro che hanno reso possibile il concerto.

Domenico Gualandris

 

§   REQUIEM in do minore  di Luigi Cherubini (1760-1842) 
per soli, coro a quattro voci e orchestra

1.         Requiem e Kyrie

2.         Graduale

3.         Dies Irae

4.         Domine Jesu Coriste

5.         Hostias et preces

6.         Sanctus

7.         Pie Jesu

8.         Agnus Dei

 

§   GLORIA in re maggiore  di Antonio Vivaldi (1678-1741)
 per soli, coro a quattro voci  e orchestra

9.         Gloria in excelsis Deo

10.      Et in Terra Pax

11.      Laudamus Te

12.      Gratias agimus tibi

13.      Domine Deus

14.      Domine Fili Unigenite

15.      Domine Deus Agnus Dei

16.      Qui tollis peccata mundi

17.      Qui sedes ad dexteram

18.      Quoniam Tu solus Sanctus

19.      Cum Sancto Spiritu

 

Registrazione live effettuata da ‘Macedonia studio’ di San Pellegrino Terme
il 12 novembre 2006 presso l’Auditorium dell’Oratorio “Giovanni Paolo II”

Interpreti

Coro : CAPPELLA POLIFONICA DI LOCATE

La Cappella Polifonica Locate fu fondata nel 1906 dal Maestro Pietro Dentella. Negli anni si sono avvicendati i maestri Pietro Mascheroni, Mario Noris e Aldo Nessi. Dal 1938 al 1974 il direttore è Giuseppe Gualandris, coadiuvato per alcuni anni dal fratello Mario;  nel 1974 gli subentra il figlio Domenico Gualandris

Il gruppo, composto da circa sessanta coristi, svolge attività liturgica e concertistica; intensa e significativa è stata l’esperienza del gruppo da camera che ha partecipato ad alcuni concorsi nazionali, riscuotendo consensi dalla critica e lusinghieri piazzamenti.

Con l’attuale direttore ha tenuto più di trecento concerti sia in ambito provinciale che nazionale. Dal 1979 l'organista è Umberto Gualandris, recentemente affiancato da Gabriele Capitanio.

Ampio il repertorio: dalla polifonia rinascimentale (Missa brevis e numerosi mottetti di Palestrina) a Bach (Magnificat e i mottetti Jesu meine Freude e Lobet den herrn), da Mozart (Missa brevis, Te deum), a Brahms (Marien Lieder), senza tralasciare l’ampia produzione squisitamente liturgica pre e post conciliare.  Collabora con gruppi orchestrali per l'esecuzione di Oratori e Messe che richiedono un organico strumentale. Ha all’attivo alcune incisioni discografiche.

 

Orchestra: CAMERATA DEI LAGHI

L’orchestra stabile ha un organico omogeneo di 20 elementi quasi tutti residenti nel raggio di pochi chilometri dalla sede che si trova presso il Teatro del Popolo di Gallarate.

La Camerata organizza la stagione musicale “Incontr…Arti” giunta ormai alla quarta edizione, che le consente di preparare 18 nuove produzioni all’anno, raggiungendo il ragguardevole numero di cinquanta concerti all’anno con direttori e solisti di chiara fama.

Il repertorio dell’orchestra spazia attraverso ogni epoca e stile con una particolare predilezione alla riscoperta del repertorio italiano del novecento storico.

Nel dicembre 2004 ha preso parte alle manifestazioni per la riapertura del Teatro alla Scala organizzate dall’Assessorato Grandi Eventi di Milano mettendo in scena alcune opere buffe del ‘700 italiano.

Nel settembre 2005 ha eseguito in prima esecuzione mondiale moderna l’opera di S.Mayr “Il caretto del venditor d’aceto” da cui verrà prodotto un CD

 

PierAngelo Pelucchi, direttore

Si è diplomato in Direzione d’Orchestra, Composizione, Pia­no­forte, Clavicembalo, Musica Corale e Dire­zio­ne di Coro, Strumentazione per Banda, Can­to Di­dat­tico, Canto Arti­sti­co, presso i conser­va­tori di Bologna, Verona e Bari. Per la direzione d’or­che­stra ha inoltre compiuto gli studi acca­demici pres­so il Mozarteum di Salisburgo e la Musik­hoch­schule di Vienna.

Titolare della cattedra di Armonia presso il Con­ser­vatorio “Jacopo To­ma­dini” di Udine, tiene Masterclass in vari con­ser­va­tori eu­ropei (fra cui Siviglia e Mannheim) sul­l’Opera italiana del Settecento e del primo Ottocento.

Alessandra Gavazzeni, soprano

Nata a Bergamo, ai corsi universitari di giurisprudenza ha affiancato lo studio del canto, inizialmente  con Jolanda Torriani  e poi con Ottavio Garaventa.

Ha frequentato le Sommerakademie del Mozarteum di Salisburgo con Elizabeth Schwarzkopf e Iris Adami Corradetti. Si è distinta in alcuni concorsi e laboratori lirici internazionali, risultando vin­citrice per le opere Le nozze di Figaro e Un ballo in maschera.

Fernanda Colombi, mezzosoprano

Si è diplomata in Canto Artistico presso il  “ Civico Istituto Musicale G.Donizetti” di Bergamo e si è perfezionata con il tenore Carlo Bergonzi . Ha frequentato poi l’Accademia Chigiana di Siena per due estati consecutive ottenendo in entrambe il diploma di merito. Il suo debutto sul palcoscenico è avvenuto a Reggio Emilia presso il Teatro Municipale “ R. Valli” dove, nel ruolo di Beppe, ha partecipato con successo personale all’allestimento dell’Amico Fritz di P. Ma scagni. La direzione era affidata al M° Stefano Ranzani.

Sergio Rocchi, tenore

Nato a Bergamo, ha intrapreso lo studio del canto con il soprano Iride Portesani. Ha partecipato a diverse edizioni del “Festival Donizettiano”, lavorando con direttori quali: .L.Koenig, R.Abbado, V.Delman, D.Renzetti e G.Gavazzeni con il quale ha inciso dal vivo alcune opere.  Ha inciso diversi CD tra i quali il “Miserere Solenne” e “Le Sette Parole di Cristo in Croce” di G.Pedemonti con la direzione di G.Gavazzeni

In occasione del “Bicentenario Donizettiano” ha cantato in: “Lucia di Lammermoor” con la regia di E.Olmi, “Elisir d’amore” e “Don Pasquale” e come protagonista della prima esecuzione mondiale de: “L’ira d’Achille” di G. Donizetti.

Bruno Rota, baritono

Baritono bergamasco, ha compiuto gli studi musicali sotto la guida del cantante Romano Roma. Collabora assiduamente con varie istituzioni fra cui la Cappella di S. Maria Maggiore in Bergamo e la Fondazione Donizetti (esecuzione di brani inediti di Donizetti da Casa Lechi, Bs ). Ha partecipato alla cerimonia di Beatificazione di SS. Giovanni XXIII e recentemente all’esecuzione della Passione secondo S. Marco di L. Perosi nell’aula Paolo VI in Vaticano alla presenza di sua Santità Giovanni Paolo II, in occasione del centenario del MOTU PROPRIO di San Pio X, con la direzione di P. Pelucchi.

 

Il programma

 

Requiem in do minore di Luigi Cherubini

Nel 1815 Luigi XVIII, re di Francia restaurato dopo il tumultuoso periodo rivoluzionario e napoleonico, chiama Cherubini a dirigere la sua cappella musicale.

Il re, volendo rendere omaggio al fratello giustiziato vent'anni prima con tante altre vittime della Rivoluzione, dispone che ogni anno il triste anniversario venga ricordato con funzioni religiose.
Per la seconda commemorazione, che cade all'inizio del 1817, l'incarico di comporre una messa funebre è affidato a Cherubini; nasce così il Requiem in do minore, che il 21 gennaio, alla presenza di autorità e dignitari, è eseguito nella chiesa parigina di St. Denis, dove già i rivoluzionari avevano fatto scempio delle ossa dei re di Francia. La composizione del Requiem, dunque, è legata a circostanze gravide di emozione; tuttavia Cherubini trascende l'occasione contingente, fornita dalla commemorazione del re defunto, per attingere a una dimensione superiore, a una commozione di natura universale.

La celebrazione dell'anniversario, nelle intenzioni del nuovo re, è aliena da ogni spirito di rivalsa; cosi il compositore dà voce alla volontà generale di riconciliazione e informa la sua opera a un distacco, a un tono nobile e solenne nei quali si riflette il perfetto carattere di universalità del suffragio. In quanto espressione autentica di una collettività, il Requiem in do minore rinuncia alle voci soliste per limitarsi solo al coro; e anche in orchestra mancano interventi strumentali
solistici di rilievo.

La concentrazione espressiva di quest'opera fece grande impressione sui contemporanei, che considerarono il Requiem cherubiniano un modello esemplare; il lavoro si guadagnò l'incondizionato apprezzamento, fra gli altri, di Beethoven, Schumann e Berlioz (quest'ultimo assai severo, peraltro, nei confronti del musicista fiorentino).

 

Gloria in Re maggiore di Antonio Vivaldi

Senza problemi, senza disquisizioni teoriche, senza domandarsi se era giusto o meno trasformare un testo liturgico in una specie di grande concerto, Vivaldi compone il Gloria agendo d’istinto e crea uno dei grandi capolavori della musica sacra del ‘700.

Anch’egli cede in qualche misura alle insidie dello “stile misto”, come quando si lascia tentare dalle seduzioni di una fuga nel Propter magnam gloriam (ma è soltanto l’esposizione di una fuga in tutto 19 battute) o addirittura di una doppia fuga nel finale Cum sancto spiritu. Per il resto, lavora da par suo, e ciò da grande operista, e da grandissimo autore di concerti. L’attacco del suo Gloria con quel grandioso unisono dell’orchestra, assolutamente tipico di suo Concerto per violino, è come uno straordinario biglietto da visita: questo è Vivaldi. Davanti a una musica di questa qualità, davanti a un’intuizione così semplice e così aggressiva, non si ha più il tempo di domandarsi se la scelta stilistica è corretta, se è stato trovato il tono adatto alla liturgia.

Segue un momento di delicata riflessine Et in terra pax hominibus, in cui l’orchestra svolge un ruolo predominante. Uno stacco di archi introduce il duetto Laudamus te, anch’esso impostato nei termini di un episodio di concerto con due solisti dialoganti. Un brevissimo unisono del coro (Gratis agimus tibi) precede l’accenno di fuga Propter magnam gloriam di cui si è già detto.

Ed ecco ora un episodio solistico, l’aria per soprano Domine Deus, una delicata siciliana; poi il coro a ritmo puntato Domine Fili e la notevolissima aria per contralto, Domine Deus Agnus Dei, con interventi corali sillabati. Torna di nuovo il coro con un breve ma intenso  intervento in stile accordale (Qui tollis peccata mundi). Segue l’aria per contralto Qui sedes ad dexteram Patris accompagnata da un’orchestra che ha un ruolo notevole  e il caratteristico disegno un po’ danzante. La ripresa del tema iniziale (Quoniam tu solus sanctus) apre la strada ad una vasta pagina, nella forma della doppia fuga, il Cum Sacto Spiritu che conclude la composizione.

La solennità della conclusione, del resto di rigore, con i suoi Amen ripetuti, è un elemento indispensabile per l’equilibrio formale della composizione. Una grande pagina da concerto, attenta al disegno melodico.